martedì 14 ottobre 2014

Saltwater Memories: fishing..


“C'è odore di sardina!”
Ecco come inizia una giornata di pesca da ricordare. Ebbene sì...a qualcuno basta semplicemente respirare l'aria di mare per capire come andrà a finire.


Il sole inizia a farsi notare timidamente oltre l'orizzonte, i gabbiani iniziano a volteggiare in aria e le barche prendono il largo.
Il mare è immenso, eppure ci sono piccolissimi punti in cui la vita si concentra. Il branchetto di sarde viene molestato da gabbiani e pesci, i primi che dal cielo arancione e blu si immergono in un mare ancora nero, i secondi che dopo la rincorsa infrangono la superficie del mare. Entrambi si immergono in un elemento non loro, entrambi si nutrono dello stesso sfortunato branco di sarde, entrambi predano, ma solo alcuni di loro verranno predati a loro volta. Basta solcare I mari per qualche minuto ed ecco che si scopre chi percorre le correnti marine in cerca di un pescetto da inseguire e mangiare. La botta....alletterato....un'altra....si slama....l'ultima...una palamita.



Ma oggi non è il loro giorno, oggi si cerca altro. Oggi, si segue l'odore della sardina.
Il sole è ormai alto. La terra quasi non si vede più, si cerca un piccolo ed impercettibile segnale all'orizzonte che ci mostri la via. Nulla, solo mare, onde e qualche gabbiano che, insieme a noi, è alla ricerca dello stesso segnale che lo lanci nella frenesia. 

Siamo in due in barca, capitano e il passeggero.. il primo che naviga nel suo mare, lo stesso mare che frequenta da anni e che sa decifrare ed io il passeggero, che quel mare lo ha visto tante poche volte quante sono le dita su una mano. Il passeggero è abituato ad un altro mare, fatto di scogli, alghe e schiuma ma poco importa quando il capitano sa dove dirigere la sua imbarcazione. Quella frase, quell'odore di sarda è come una premonizione.


Eccoli!!! I segnali che stavamo cercando. All'orizzonte uccelli, aria, pesci e mare diventano un tutt'uno. Una macchia bianca che naviga, cresce, si sposta, scompare, ricompare a 300 metri da noi. La frenesia è iniziata. Noi lo sappiamo, e lo sanno anche i gabbiani che, in cerca di un boccone rubato, ci indicano la via.
Questo è il momento in cui la pesca diventa trepidazione. Da un momento all'altro un predatore, ingannato da un intruso, potrebbe decidere di assaggiare la nostra esca. Da un momento all'altro la frizione potrebbe iniziare il suo canto, quello che ogni pescatore sogna e brama. E noi stiamo li, con un occhio ai pesci in frenesia, e con l'altro alla vetta delle canne in attesa di una botta che rompa l'equilibrio di quei tubi di carbonio a cui affidiamo le nostre speranze. In attesa che qualcuno dall'altro capo della lenza si decida a dare un morso a quell'intruso.


Vediamo le loro schiene che turbinano sotto la superficie del mare, che fendono le acque creando scie inequivocabili. Ed ecco che vediamo la canna piegarsi. Questo è l'attimo in cui il pescatore si estranea da tutto. L'universo si riduce ad un pescatore, una canna, un mulinello ed un avversario dall'altra parte della lenza. Nient'altro conta. 
O invece si? Perchè questa volta l'avversario è un tronco, che attratto dal nostro intruso decide di aggrapparsi.

Prima delusione. Ma si sa, che le delusioni arrivano sempre insieme. Il mare continua a ribollire, ci avviciniamo ed eccoli. In tutta la loro bellezza, animali dalla incredibile intelligenza, che ci fanno compagnia e ci seguono. Essere in compagnia dei delfini è sempre una esperienza splendida, di quelle che ricordi per sempre. O quanto meno per me che riesco ad entrare in contatto con questi maestosi animali poche (forse pochissime) volte. Eppure si sa, noi cerchiamo di predare, ma anche i delfini predano insieme a noi. E contro di loro non c'è storia, loro sono ad un altro livello. Loro si che sanno realmente pescare, è il loro elemento e lo sanno dominare. Ci guardiamo negli occhi con il capitano, guai in vista. “Mi sa che l'odore di sarda lo hanno sentito pure loro!”.


Eppure vanno via, attirati da altri segnali che noi ignoriamo. Chissà cosa li guida, dove vanno, cosa pensano quando vedono una barca che li sovrasta.
Adesso siamo nuovamente soli. Noi ed i pesci. Ma noi siamo alla ricerca di predatori. Eppure qualcun'altro si palesa ai nostri occhi. 


Un piccolo pesciolino che terrorizzato, come avesse visto tutti i suoi amici venire divorati da un uragano, saltella sulla superficie del mare in cerca di una fuga improbabile. Cosa ci fa un piccolo pesciolino da solo in mare aperto senza i suoi compagni? Ci da un consiglio. Cambiate esca. Ebbene, un suggerimento che il capitano afferra al volo.
Descrivere e raccontare quello che segue è quasi scontato. Mettete insieme una persona che sa il fatto suo, la giusta esca, pesci in frenesia e l'attrezzatura a nostro supporto. E' bastato un solo giro, pochi minuti per vedere entrambe le canne piegate e per sentire quel suono unico. Pochi minuti ed eccoli sotto la murata della barca.


Ci guardano, ci scrutano, cercano di scoprire chi li abbia molestati ed il perché. Eccole che salgono a galla, stremate. Due alalunghe bellissime. Mi hanno messo alla prova, non sono abituato a questi pesci, come ho detto prima, io ho un altro mare con altri predatori. Il mare continua a ribollire. Ma per noi è sufficiente, adesso è il momento di cercare altro.
Ci rimettiamo in navigazione alla ricerca di altri predatori. Anche questa volta la nostra ricerca va a segno. 


Le vediamo passare sotto la barca. Blu, verdi e gialle, brasiliane danzanti. Ed è qui che il capitano sfodera la sua esperienza. Ne allama una di seguito all'altra, e io? Io sto a guardare, ne slamo diverse. E lui? Continua ad allamarle in continuazione. E io? Guardo attonito. So dove sbaglio. Lo riconosco e ancora “mi rode il culo”. Però è giusto così. Almeno in mare in queste situazione la meritocrazia vale, e si vede.
E' ancora mattina, ma siamo più che soddisfatti della giornata di pesca. Torniamo in porto. Con il sorriso sulle labbra. Sicuri di aver vissuto un'esperienza unica.
Io ritorno a casa con la felicità di aver coronato un mio piccolo sogno, ma con tante bastonate sulla schiena per essere stato umiliato apertamente. 
E' proprio vero. Mai andare in mare convinti di sapere tutto, nulla è certo in quell'ambiente che non ci appartiene. La batosta è sempre dietro l'angolo. Sta a noi capire cosa sbagliamo ed imparare a non commettere gli stessi errori.

dw

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