lunedì 9 febbraio 2015

Jack Fin: L'attacco del carangide italiano..


Devo confessare che lo scorso anno, quando un amico mi chiese uno piccolo spazio sul forum per poter raccontare dei propri artificiali autocostruiti, non immaginavo quello che in meno di dieci mesi sarebbe successo. Perché? Forse perchè di artificiali autocostruiti ne abbiamo visti tanti? Forse perchè abbiamo visto tantissimi autoscotruttori che partiti sull'onda della passione per i materiali e del desiderio di plasmarli piegandoli alle proprie esigenze hanno poi finito per saturare il mercato che loro stessi avevano creato diventando essi stessi più di quanti quel mercato potesse contenerne? Forse perchè ormai sembra, a me per primo, che ci possa essere davvero poco da inventare? Non lo so il perchè ma, sebbene i manufatti in questione fossero davvero splendidi sia dal punto di vista funzionale che estetico, ero convinto, sbagliando, che quel progetto avrebbe fatto lo stesso percorso di tantissimi altri a cui avevamo assistito soprattutto tra le assi ed i cordami di questo vecchio e puzzolente peschereccio che di autocostruttori si è sempre e soprattutto occupato.. 



Bene, niente di più sbagliato.. 
In meno di dieci mesi la pinna del carangide, "Jack Fin" ha fatto esattamente quello che il nome lasciava presagire, uno scatto potente e veloce differente da qualsiasi altro e tipico proprio del predatore costretto a vivere in un ambiente saturo in cui la competizione richiede grandi ed innovative peculiarità indispensabili alla sopravvivenza..


Chi è Jack Fin?    
Jack Fin è un progetto che nasce da una grande amicizia quella tra Simone  Lorenzo entrambi spinners, entrambi autocostruttori delle proprie esche ed entrambi con spiccate doti artistiche e di manualità.



La pulsione iniziale è sempre la stessa: il mercato per quanto si sforzi di lanciare esche in continuazione, non riesce mai a coprire sempre tutte le esigenze reali dei singoli pescatori nei particolari spot e nelle condizioni di pesca a loro più congeniali quindi non resta altro, se si è in grado, di tentare a costruirsi i propri inganni magari mettendoci dentro tutta l'esperienza accumulata nel tempo..




Come in un percorso obbligato tutto inizia sempre dal legno, unico inimitabile materiale la cui versatilità lo rende il preferito di chiunque inizi a scolpire.. Il legno per fare, il legno per progettare, il legno per studiare nuove forme e differenti movimenti.. Ma il legno, si sa, è vivo, cambia nel tempo la propria struttura, si alleggerisce, si appesantisce, assorbe le influenze esterne e diventa il padrone, spesso, del proprio movimento.. 



Non che questo sia un difetto, attenzione.. Io sono un grande sostenitore della vecchia balsa intagliata a mano dal buon Lauri da cui tutto ebbe inizio... Ma è chiaro che quando le cose prendono una certa piega e gli obiettivi diventano quelli di provare a produrre articoli che siano sempre coerenti e costanti nel tempo, si deve per forza cercare soluzioni più stabili a discapito della "naturalità".



Nella nuova sfida Simone e Lorenzo ci si sono gettati a capofitto studiando materiali e tecniche dal nulla, importando da rami di industria non proprio inerenti alla pesca sportiva, conoscenze da applicare alle sopraggiunte esigenze.. Decidere un passo di questa portata non è mai indolore e, come mi racconta Lorenzo, il farlo gli è costato tempo, investimenti, studio e soprattutto l'impossibilità di vedere immediatamente realizzato un progetto come invece avviene con il legno, ma è il prezzo da pagare per ottenere uno standard di qualità sempre costante senza scostamenti significativi tra un artificiale e l'altro. 



Oggi tutta la linea è in resina pur prendendo sempre vita dal legno dopo decine e decine di prototipi e migliaia di lanci, progetti e variazioni ed aggiustamenti, ma le lavorazioni restano comunque artigianali ed i passaggi effettuati tutti manualmente. Ogni progetto nasce da feedback ricevuti, da test, da prove sul campo ed esigenze prima di tutto personali e poi solo dopo tanto, tantissimo diventa un artificiale.. 



Nella storia, immediatamente sin da subito, la collaborazione con un grandissimo marchio italiano, Molix, che spesso abbiamo visto essere protagonista di queste pagine, ha portato ad un livello ancora più alto il neonato e stracolmo di potenzialità Jack Fin ed oggi a meno di dieci mesi da quella telefonata gli artificiali Jack Fin interamente ed in ogni passaggio made in Italy 



sono già in vendita negli store di tutto il mondo ed hanno fatte assaggiare le punte dei propri ami a quasi tutte le specie preferite dagli spinners di ogni angolo del pianeta regalando ai due amici una delle soddisfazioni più grandi e testimoniando che in fondo credere ad un progetto con tenacia e capacità alla fine può pagare anche quando sembra non ci possa essere nulla da dire. 



Aggiungiamo a questo il primo tonno portato sotto barca con un artificiale a cui si è lavorato personalmente ed ogni singola cattura effettuata e si arricchisce ancora di più quel bagaglio di soddisfazioni indispensabile a motivare ed andare avanti sempre nella stessa direzione.



Oggi il parco artificiali conta già sei modelli: Sandy, Salty Dog 100, Kuda, Stylo 210, Argo 75 e Pelagus 165-S.


Io ho provato soltanto lo Stylo, bellissimo needle capace di tagliare qualsiasi vento e volare lontanissimo senza temere onde e mare ma immagino che la stessa qualità e cura applicate agli altri modelli abbiano prodotto grandissimi risultati.


Scegliere dal sito web Jack Fin.it dagli spazi di Simone e Lorenzo e dalla pagina FB Jack Fin le foto da inserire in questo post non è stato per nulla facile.. Avrei voluto scaricarle tutte o quasi ma così avrei tolto a voi il piacere di visitarli per cui buona navigazione..

I video degli artificiali sono disponibili nel canale youtube del marchio.


Ieri i più fortunati di voi avranno visto in diretta alla fiera di Vicenza quello che in queste poche righe ho cercato di descrivere, io mi contenterò delle foto..

Mi spiace non aver scritto immediatamente già dieci mesi fa questo pezzo ma averlo fatto oggi mi ha comunque consentito di raccontare meglio più che la storia di una artificiale, quella di un sogno realizzato in un tempo che definirei record..
...meglio tardi che mai.. :)


Grazie Simone e Lorenzo per la vostra disponibilità e pazienza.. 




lunedì 2 febbraio 2015

InstaRusty-




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@capitanrustyhook