mercoledì 6 giugno 2012

Slaves of Saltwater Memories


Trascorriamo le nostre settimane immersi nel rumore e nel caos della nostra piccola e frenetica metropoli, dei telefoni, degli impegni lavorativi, correndo ogni giorno sospinti avanti ed indietro sostenuti dalla certezza che arriverà un momento, IL MOMENTO, in cui tutto ciò che durante quei cinque lunghissimi giorni si è sopportato a denti stretti ci sembrerà un lontano ricordo.. 
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Ci capita spesso senza accorgercene che  cominciamo a pensarci da subito, appena scesi dalla barca o appena smontate le nostre canne da spinning e  tolti i waders. Così, già in astinenza, ripassiamo la battuta appena conclusa o pianifichiamo la successiva illudendoci di non dover rimanere troppo a lungo lontani dal nostro mare e consolandoci per tutto il tempo che saremo costretti a dover veder scivolare, troppo lento, prima di quel momento.
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Alle 5 del mattino il mare è ancora fuso con l'orizzonte ed il silenzio circonda ed imbeve ogni singola cosa. Uscire nel buio del mattino, con il solo motore che rompe quel silenzio, ci aiuta molto preparandoci, come in una piccola camera di decompressione, ad  entrare nella nostra reale dimensione.. Poche parole e pochi gesti per mettere a punto la battuta, preparata e ragionata tutta la settimana sulle carte nautiche, una valutazione finale delle condizioni concedendo a lui, il mare, l'ultima definitiva parola e poi via, si scivola guardando le luci notturne della costa che ci scorre di fianco spegnersi mentre un'altra giornata di lavoro si accende su quella terra ormai emotivamente lontana da noi..
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Capita a volte che la nebbia ci sorprenda, aggiungendo un gusto ancestrale a quegli istanti, costringendoci a rallentare e rendendo il silenzio ancora più profondo ed i nostri pensieri lattiginosi. 
Ma ci basta poco, ci serve soltanto sentire che siamo ancora una volta là, di fronte quella distesa blu apparentemente infinita come le nostre speranze,  soli con la nostra passione.
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Così ci ritroviamo finalmente in barca, con noi questa volta un amico che ha già attraversato, alle 5 del mattino, quasi tutta la Sicilia per trascorrere una giornata insieme. Armati di ferro, speranze, carbonio, acciaio ma soprattutto della voglia di stare insieme per mare.
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L'inchiku si presta moltissimo affinché il tempo trascorso sia leggero, gradevole, non faticoso.. E' una tecnica che ci ha aperto ad un mondo intenso di sensazioni, molto vicine allo spinning, in cui la percezione del fondo marino, delle correnti che lo attraversano, il contatto con l'esca e con la preda rendono sempre ogni singolo istante interessante ed ogni discesa simile ad un lancio.. 
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Ma quando si è in barca, tra amici il tempo pare scorrere via più veloce e tra una cattura ed un'altra in quei pochi metri calpestabili, 12 ore trascorrono in un secondo senza lasciarci apparentemente alcuna stanchezza o sofferenza ma soltanto il ricordo delle risa, delle esperienze scambiate, dei racconti di pesca, delle storie di mare.
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Ad un tratto qualcuno preoccupato dal sole che inizia a farsi sempre meno caldo chiama il giro, un"ultima cala" ed un'ultima speranza che scende nel blu e poi la prua che punta a quella terraferma adesso nuovamente troppo vicina..
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E' stata una bellissima giornata, splendida, trascorsa con amici, tanto pesce, risate ed il nostro amato mare..
Un altro piccolo ricordo una "linda foto" da aggiungere al nostro album di Saltwater Memories incrostato dal sale..
L'ultimo gelato ed un caffè, piccolo e piacevole rituale che precede il rientro e via..
Filippo, l'amico che ci ha accompagnato in quest'altra giornata è contento e questo ci lascia felici più di tutte le numerosissime catture effettuate..


Adesso si torna a studiare le carte..





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