mercoledì 27 giugno 2012

Nutterjuck: Minimalized lures for maximize catches


Se potessi definire il mio modo di pensare associandolo ad uno stile direi che nulla potrebbe avvicinarsi a me, ed alla mia interpretazione della maggior parte della vita, più del minimalismo.
 


Adoro la semplicità e la purezza delle linee, adoro la chiarezza dei contrasti netti, la possibilità di vedere immediatamente tutto ciò che serve vedere senza che la mia attenzione venga distratta da complementi alla realtà utili soltanto ad appesantirne e renderne più difficoltosa la percezione.


Spesso, ed erroneamente, sento definire il minimalismo come una espressione fredda della modernità ma credo che, al contrario, una grande caratteristica di questo stile sia la massimizzazione della percezione dello spazio, la massimizzazione della funzionalità favorendo un alleggerimento da tutto ciò che la appesantisce.


Mi soffermo sempre con piacere davanti un arredamento o un'opera architettonica minimale, navigo con piacere in un sito con due soli colori, con le linee pulite e questa sensazione fu quella che mi fece apprezzare da subito il blog nel quale oggi scriviamo. Semplicità, eleganza ed efficacia. 



Tranquilli, non voglio scrivere un trattato sullo stile con cui ho arredato casa mia, non preoccupatevi, non ne avrei né il tempo né le competenze ma era soltanto un piccolo preambolo questo che desse un'idea di quanto io sia rimasto piacevolmente colpito nel leggere che nella lontanissima Australia vi fosse un auto-costruttore che con convinzione e volontà è riuscito ad applicare questa filosofia a tutta la propria vita, ivi inclusa la passione per la pesca e le esche artificiali.


Scott è australiano e come tantissimi ha cominciato per motivi economici dato che perdere 5 o 6 artificiali in una battuta era un costo insostenibile. Così poco alla volta ha cominciato a realizzare le proprie esche cercando di prestare all'aspetto estetico la stessa cura di quello pratico e cercando di liberare le proprie creazioni da quanto a suo avviso ne riducesse la funzionalità.. 


Ma si sa, noi pescatori siamo volubili, non sempre si riesce a rimanere indifferenti a ciò che il mercato ci propone e così di punto in bianco grazie anche all'avvento dell'agonismo nella pesca al bass e delle esche siliconiche, la produzione intorno alla fine degli anni 90 si fermò drasticamente..

Quando c'è una passione però resta dentro comunque e nonostante trasferito ad Hong Kong per lavoro Scott ha continuato a disegnare, solo a disegnare, e progettare artificiali per anni sino al rientro in Australia.
Credo che lasciare una terra come quella per andare verso uno stato caotico ed iper industrializzato debba essere davvero traumatizzante e credo che per un pescatore abituato a quelle acque questo sia ancora più doloroso.. Forse continuare a progettare artificiali trasferendo in loro quel minimalismo e quella essenzialità che insegnava nelle sue lezioni avrà aiutato Scott a superare il periodo asiatico o forse avrà rafforzato quelli che lui definisce come i punti principali delle proprie creazioni:

1) Mantenere a tutti i costi l'approccio minimalista
2) Produrre soltanto esche destinate alle sue prede preferite
3) Produrre artificiali solo in base al bisogno reale
4) Mantenere tutto semplice
5) Utilizzare soltanto il bianco ed il nero




Ad occhio e croce direi che è riuscito nel suo intento, il sito Nutterjuck a mio parere molto bello, ospita alcune foto dei suoi prodotti che credo si possano anche ordinare. Inoltre un blog ben curato ed un account facebook consentono di seguire le sue evoluzione ed ascoltare quello che lui definisce "il continuo ticchettio della sua mente" 



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