Lo spinning al tonno rosso sembra essere diventato un tabù di cui non parlare. In questo periodo la pesca ricreativa al tonno rosso è chiusa eccezion fatta per chi ha l'autorizzazione per poter "taggare" questi combattivi ma delicatissimi pinnuti o per chi deve "allenarsi" in previsione di competizione alieutica.
La legge vieta tassativamente la pesca ricreativa intenzionale al tonno rosso fino alla sua apertura. Traduco meglio: non si può andare intenzionalmente ad insidiare i tonni rossi né con le esche finte né in altro modo. Certo, quando a qualche centinaio di metri dal porto c'è un inferno fatto di tonni che mangiano in superficie per tutto il giorno, il lanciatore di esche finte incallito sente un terribile prurito alle mani che spesso lo porta a trasgredire le regole. Questa trasgressione delle regole è notevolmente agevolata dalla regola stessa che si presta ad essere trasgredita. Si parla nelle catture occasionali da rilasciare con il metodo del catch and release che fa reinterpretare a piacimento a ciascun personaggio il divieto. Le capitanerie di porto italiane devono affrontare difficoltà gestionali che spesso minano alla base l'incisività dei controlli, ma è una multa che deve farci evitare di uccidere un tonno rosso? Una Legge? La paura di una motovedetta? Questi sono deterrenti molto utili alla causa della salvaguardia del tonno rosso, ma l'elemento chiave che può far girare le cose diversamente si chiama COSCIENZA. Forse, non sia mai, un giorno, la coscienza delle persone che si rapportano con il mare porterà vero beneficio alla causa del tonno rosso e non solo. Ho dedicato, senza vergogna, il ponte del 25 aprile alla ricerca dei tonni in compagnia del Dott. Antonio Varcasia e di Daniele Macis. Mossi dall'idea di "Taggare" un tonno e documentare il tutto con un filmato ci siamo ritrovati sulla banchina del porto davanti al mitico Boston protagonista di tanti filmati
Per andare contro le credenze marinaresche secondo le quali far salire una donna a bordo porti male, facciamo salire con noi la mia compagna. Il pomeriggio non è niente male, poco vento e mare poco mosso, usciamo dal porto che sono quasi le tre del pomeriggio, salpare è sempre una sensazione fantastica, evoca nella mente viaggi, è qualcosa di arcaico diffuso nel DNA di molti di noi che si rinnova ogni volta che si salpa. Quando sei lontano da terra non rimani che tu, il mare, quei pochi metri quadrati che ti tengono a galla, il destino ed un'esca finta che hai modificato per renderla più robusta. Pensi se hai fatto bene i nodi mentre segui con lo sguardo la scia del Boston. Per un attimo ti sembra d'essere dentro a un avventura di pesca lontano dal mediterraneo. Lo spinning al tonno rosso non era una cosa praticabile con risultati positivi in mediterraneo, soprattutto perché gli stessi tonni rossi sembravano spariti dalle nostre coste. Fino ad un tempo recentissimo rimanevano solo le preghiere risonanti sul web degli afffezionatissimi di questa disciplina specifica dello spinning in mare. Qualche anno fa tentai l'impresa a Carloforte ma dall'altra parte del capo incontrai un fuori taglia per le possibilità delle attrezzature da spinning in mare. Ma improvvisamente arriva "l'eccoli" che mi riporta sulla terra.
Un tonno fa la sua comparsa, mostra senza veli la sua mole fuori dall'acqua. Io e Daniele frustiamo l'esca con tutta la forza che abbiamo e centriamo in pieno la mangianza. Mi aspetto la botta da un momento all'altro, la tensione nell'aria si taglia, ma non accade nulla.
Non è facile interpretare il mare e i suoi umori, questa ne era una prova lampante. Tutto sembra scontato, tonni in caccia, esca giusta, recupero ok... ma nulla di nulla.
Dopo aver percorso un po' di miglia decidiamo di rientrare in porto per rifornire e mettere la prua verso un'altra destinazione. Navighiamo per mezz'ora senza incontrare nulla. L'immagine di quel tonno in caccia occupava la mia mente, per me bastava quel frame non occorreva altro, se non avessimo incontrato i tonni non mi sarebbe importato, potevo tenermi il sapore di questa bella avventura. Lo sguardo ora si perde nell'orizzonte, scrutando attentamente ogni dettaglio che si muove sulla superficie fino a quando non incontro qualche gabbiano e la speranza che sotto ci siano i rossi. Improvvisamente la superficie inizia a costellarsi di spruzzi, non c'era dubbio erano loro. Stavolta provo con il 190 modificato con ami singoli. La Avid Inshore da 7'6" e il trecciato del 50lb mi consentono di fare lanci più lunghi. Intanto il vento inizia a far irritare il mare ed io sto in un punto un po' scomodo che mi costringe ad u equilibrio precario... improvvisamente mi ritrovo su una gamba per cercare di mettermi in equilibrio mentre recupero l'esca...... "Non adesso C.zzo!"
troppo tardi devo mettermi in ginocchio, dando notevoli patemi d'animo alla mia compagna che vede tutta la scena, mentre un rosso mi porta via centro metri di filo... mi sollevo in me che non si dica cercando di limitare i danni mi porto in posizione a prua senza cintura tenendo il manico della canna piantato sulla coscia....
Penso "Gesù.... non sarà una cosa facile senza cintura" mentre il rosso mi svuota la bobina. Antonio non toppa la manovra con il Boston. La fuga sembra non finire mai, devi stringere la canna al massimo ed attendere che si fermi. Quando senti che si ferma devi tirare con tutto quello che ti rimane, questa è la regola, niente compromessi con i rossi si tira a morte. Paradossalmente un recupero "aggressivo" preserva la vitalità del pesce consentendoci un rilascio della preda in ottime condizioni. Tiro fino allo sfinimento, come un pugile quando sente la debolezza dell'avversario e dà tutto per metterlo al tappeto. Come lui speri che il tuo rivale non abbia conservato un colpo da servirti per rovinare la festa. La sagoma argentea del rosso si avvicina alla barca girandovi attorno, una, due, tre volte. Tiro come un matto ancora una volta, due, tre fino a quando la mole del pesce non rompe la superficie.
Antonio prende il terminale in mano, mentre io apro la frizione dello Stradic 8000. Daniele si è fatto in quattro per filmare il tutto anche lui è stanco. Giusto il tempo di applicare il Tag ed il nostro amico ritorna a casa sua
Ci abbracciamo forte con Antonio e Daniele per l'impresa riuscita. Mi sdraio a prua, stanco e soddisfatto. Intorno alla barca c'è un inferno di tonni, ma ora importa poco. Decido di fermarmi e far pescare gli altri. Giusto il tempo di scattare qualche foto che Antonio ne incanna un'altro, dalla reazione sembra più grosso. La Pro blue di Antonio è piegata fino al manico mentre la frizione del TwinPower 8000sw canta a squarcia gola.
Il combattimento entra nel vivo mentre io manovro la barca che lentamente si riempie d'acqua. iniziamo a bagnarci ma l'adrenalina non ci fa sentire nulla. Dobbiamo battere un'altro tonno, non possiamo perdere la concentrazione. Ci aiutiamo a vicenda mettendo a disposizione tutte le nostre energie fino a quando anche il secondo tonno rompe la superficie dell'acqua. Anche questo viene rilasciato, senza essere portato a bordo, in perfette condizioni.
Il conto è dalla nostra parte, due su due.
Siamo costretti ad un terzo rifornimento prima di fare rotta verso altri spot alla ricerca di ricciole e barracuda. Intanto la notte avvolge il suo drappo sul mondo, ed i miei piedi sono fradici.
Raggiungiamo lo spot dopo venti minuti di navigazione. Dopo pochi lanci incanno un pesce, dalla reazione sembra essere un barracuda, infatti è un serra! In questa zona, mi diceva Antonio, i serra sono una rarità ma in mare nessuna regola è scontata. Poi la mia compagna incanna un'altro serra e cattura alcuni barracuda di buona taglia.
i pesci vengono tutti restituiti al legittimo proprietario... il mare
Sento che questa splendida giornata di pesca regala i suoi ultimi respiri mentre la malinconia dei ricordi bussa alle porte della memoria. Mentre clicco sui tasti non posso fare a meno di affacciarmi alla finestra dei ricordi. Il mio 190 sta sulla scrivania ha il corpo segnato da un morso del rosso.
Rimarrà appeso al tempo, come una piccola pietro miliare sulla strada della mia esistenza. Anche lui ha cavalcato il suo destino.
Santiago
Un report che definirei splendido, complimenti per aver saputo rendere perfettamente l'atmosfera della battuta proprio come "il vecchio" Santiago.
RispondiEliminaGrande!
Grazie Francesco, gentilissimo. Ho cercato di fare del mio meglio la questione, come ben sappiamo, è delicata.
EliminaSecondo me, come ho già avuto modo di dirti su seaspin, l'hai espressa al meglio e fatta godere alla grande a tutti noi.
RispondiEliminaConcordo..
EliminaUn report ed un esperienza bellissima,saputa far rivivere a noi lettori e spinner come se fossimo in barca tutti insieme.
RispondiEliminaGrande senso d'amicizia,squadra e rispetto per il mare ed i nostri amici pinnuti.
Complimentoni di cuore e GRANDI sempre
Eccezionale! Grazie di questo report e complimenti!
RispondiEliminaGrazie a tutti
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