domenica 14 aprile 2013

Once upon a time... A Inchiku...


Essere per mare, in navigazione o in waders o sulle rocce aspettando il passaggio dei predatori amanti della penombra, all'alba o al tramonto fa di noi pescatori una categoria particolarmente fortunata.. Trovarsi davanti ad alcune delle espressioni più mozzafiato della natura mentre si sta godendo del proprio hobby moltiplica il piacere e ci pone ad un livello di percezione e fruizione del mare del tutto differente rispetto a tutti coloro che lo vivono, come noi, in superficie.. 


Collezioniamo inconsapevolmente centinaia, migliaia di albe e tramonti ed ogni volta ci soffermiamo come in uno stato di sospensione emozionale quando ci troviamo in uno di questi momenti, un'apnea, e non c'è lancio o preda che possa rubarci quei secondi di meraviglia. Uscire all'alba o trovarsi addirittura già in mezzo al mare nel momento in cui il sole sorge dà immediatamente il senso di completezza, come se "va già bene così"..


Noi non siamo mai stati pescatori da preda e ad appagarci basta una scena di caccia a pochi metri dalla scogliera, un branco di lecce che seguono i nostri popper, un pescespada che salta a pochi metri da noi liberandosi dell'inchiku o un combattimento con una spigola che riesce ad aprire un ancorotto.. Questo ci basta e non è poco..Va detto che le catture come per tutti non ci dispiacciono anzi è esattamente il contrario ma non sono parte integrante della "nostra" giornata.. Nostra tra virgolette perchè è la nostra, siamo noi ed il nostro tempo.. Noi dopo una settimana di attesa (quando va bene), di studio, di acquisti ottimistici.. Noi con i nostri rituali, con le nostre battute ma soprattutto con il nostro elemento, il mare.. Cerchiamo sempre la foto da inserire nella nostra memoria e non sempre il pesce è incluso anzi non è mai il soggetto fondamentale. 


La giornata di ieri è trascorsa troppo velocemente forse, come tutte quelle in cui stiamo bene, il mare ci ha ancora una volta premiato entrambi confermandoci che a volte bisogna proprio crederci o non si ottiene nulla. In questo devo ammettere che Davide è uno tosto, uno che non molla mai e che punta sempre più in alto. Acqua in faccia sempre contro vento e freddo, cercando di allontanare il traguardo il più possibile per come nella pesca (ed in tutte le passioni) si deve fare.. 
Credo che la definizione giusta per lui sia "INARRESTABILE". 


Si deve spingere, sperimentare, provare ed a volte è davvero difficile restargli dietro soprattutto quando dopo una giornata di 12 ore in mezzo al mare lui si ferma per "un'ultima cala" con quel guizzo di intuizione, dopo aver letto sull'eco un meraviglioso fondale con uno strapiombo di 20 mt . "Ultima" come gli "ultimi 5 minuti" che ci diamo prima di alzarci dal letto per iniziare il giorno di lavoro.. Così, sul tramonto, sul filo della resistenza fisica e della praticabilità, un paio di ultime cale, un paio di inchiku nel blu, lui un autocostruito mentre io uno dei miei preferiti. A volte bisogna cullarli gli artificiali, a volte scuoterli come jig, a volte percepiamo la presenza dei predoni e li sentiamo farci beffe di noi. Ci sono volte in cui basta variare davvero poco per ottenere la loro attenzione e forse la scelta di colori in funzione della profondità e della ormai poca luce diffusa dall'inizio del tramonto..


Alla fine le ultime due grandi catture a far da sfondo ad un'altra giornata tanto splendida quanto sfiancante.. 
Come sempre ringraziamo il nostro mare che anche questa volta ci ha voluti premiare e giriamo la prua verso terra, un gelato e poi si ritorna nella vita "reale". 
Purtroppo non sono molto bravo a scrivere report che raccontino la pescata fine a se stessa, non amo scrivere del "cosa", del "come" e del "con che" ma mi piace raccontare il mio personalissimo modo di vivere la pesca in genere per cui non odiatemi se anche questa volta vi ho tediato.. 

Alla prossima..


Nessun commento:

Posta un commento