domenica 7 luglio 2013

Inchiku: I figli del dio Vulcano



Nella storia di questo spazio web abbiamo scritto un buon centinaio di pezzi dedicati ad autocostruttori di tutto il mondo. Lo abbiamo fatto concentrandoci sempre ed esclusivamente sulla tecnica che ci è più vicina e familiare, lo spinning, e da cui abbiamo avuto le nostre origini di pescatori. Lo abbiamo fatto anche perché per decenni i nostri piccoli compagni ancorettati, unici  protagonisti di fredde, buie e lunghe battute tra le onde delle mareggiate, hanno rappresentato il solo manufatto realizzabile artigianalmente tra le mura domestiche senza la necessità di attrezzature o macchinari particolari. Lo abbiamo fatto perché sino a 10-12 anni fa non esisteva la figura dell'autocostruttore di altro e comunque la pesca in verticale da terra o dalla barca destinata ai grandi predatori era esclusivamente legata all'utilizzo di esche naturali.



L'avvento dello Jigging Game prima e di tutte le altre tecniche verticali con artificiale poi (Shore Jigging, Inchiku, Tenya, Kabura e chi più ne ha più ne metta) ha aperto, lentissimamente ma inesorabilmente anche la porta alla nascita di una differente e del tutto particolare categoria di autocostruttori, un piccolo e ristretto popolo delle fucine, figli di Vulcano, nipoti di Zeus e di Era, in grado di plasmare il metallo, di fonderlo, di dargli forma e forza proprio come Efesto fece con le armi di Achille:

FABBRICANTI DI INCHIKU.



Per scrivere di autocostruttori di artificiali in legno, Balsa, Iroko, Ebano, Cedro Giapponese, Betulla, resine e mille altre essenze di madre natura ho dovuto pian piano farmi una cultura che in principio, da utilizzatore di prodotti esclusivamente commerciali, non avevo. Ho imparato come le consistenze dei materiali usati influiscano sul risultato finale e sulla durevolezza dei prodotto. Sono entrato in alcuni casi dentro al processo produttivo sin dal suo inizio, sino dal progetto o dalla spinta motivazionale. 



Per parlare di questa differente categoria di costruttori, di cui anche noi nel nostro piccolo facciamo parte, mi trovo invece a mio agio ed in un ambiente a me perfettamente congeniale. Caliamo i nostri inchiku nel blu profondo da tanti anni ed in questo lasso di tempo ne ho visto passare tra le mie dita e dentro le mie cassette decine e decine. Ne ho lasciati centinaia sul fondo del mare, inchiodati a rocce, reti e palamiti abbandonati. 



Perchè l'inchiku? 
Perchè trovo che per uno spinner, abituato al contatto continuo con l'artificiale, sia il giusto compromesso. 
Perché necessita costantemente di ricerca e studio. 
Perché, esclusi i casi in cui si abbia la fortuna di pescare in veri e propri acquari dalla resa quasi tropicale in termini di quantità e qualità del pescato, bisogna comunque faticare per scovare il Pesce con la "P", quello che richiede tempo, perizia, costanza. Perché si entra in simbiosi con il proprio artificiale e lo si manovra cercando di percepirne il movimenti tra le asperità e gli ostacoli del fondo. E' proprio grazie a questo contatto che presto chiunque pratichi con buona frequenza la tecnica scopre anche i limiti insiti in ogni modello e forma proposti dal mercato cominciando a carezzare l'idea di oltrepassarli ed avvertendo l'esigenza di farlo.



Tranquilli, non farò supercazzole complicatissime descrivendovi movimenti assurdi specifici a ferrare improbabili prede e non pretenderò di insegnare nulla a nessuno. Non siamo professori o campioni, siamo pescatori di quelli che escono per mare in un mare dove pesce ce ne sta poco e che macinano centinaia di miglia ogni volta per trovarlo e portarlo in barca, spesso scandagliando palmo a palmo ogni roccia, canale, avvallamento e dislivellamento del fondo, a 50 come a 150 mt.
Non mostreremo pesci giganti (anzi semmai li nasconderemmo) per mettere paura ed incutere soggezione a chi ci legge. Parleremo solo di artificiali e da cosa ci porti a farceli da soli.



Da queste percezioni in primo luogo e dal desiderio di risparmiare denaro in secondo credo nasca la necessità di costruirsi i propri inchiku.
Consideriamo che il prezzo medio di un prodotto di marca varia tra i 14,00 ed i 50,00 euro. Detto questo, quando in una battuta se ne sono persi 6 o 7, avvenimento frequente se si sta pescando nelle giuste zone e correttamente, è facile tornare a terra in preda ad un senso di depressione sconfinato (a me personalmente è successo di lasciare sul fondo, in una sola giornata, 6 o 7 Bottom Ship Shimano ed oltre 400 mt. di trecciato per un totale di 230,00 euro di perdita netta).



Per fortuna gli autocostruttori di inchiku (noi lo siamo solo per autoconsumo) sono di gran lunga meno esosi dei produttori blasonati e di certo meno di quelli che realizzano esche artigianali destinate allo spinning vendendole a prezzi da brivido con la scusa dell'esclusività. Sarà per il carattere rude di chi pesca con il ferro, sarà perchè siamo essenziali, diamo al piombo il valore del piombo. 

La mia attenzione è stata così attratta da alcuni di loro ed ho scoperto degli amici pescatori, alcuni anche utenti del nostro forum che realizzano autonomamente le proprie esche. Ne esistono di diversa natura.. 

L'amico Giampiero, in arte "Macchianera", che conosco da tantissimi anni ormai, è sempre stato uno smanettone.. 



Inseriva nel vecchio spazio web che ci ha fatti conoscere tutorial sulla realizzazione di piccoli jig ed assist quando nessuno di noi aveva idea di come realizzare uno stampo. Studiava colori e consistenze cercando di ottimizzare la resa dei propri artificiali quanto tutti noi lanciavamo quello che passava il convento. 



Questa creatività non poteva che tradursi nella realizzazione di un prodotto concepito ex novo e resistente anche alle turbolente ed a volte difficilissime acque del "suo" Stretto, ecosistema molto particolare di cui lui stesso è un grandissimo e profondo conoscitore. 





Decine e decine di progetti e positivi scolpiti a mano da cui ricavare calchi per la fusione. Intere giornate tra prototipi, resine, vernici ed centinaia di ore per mare sino ad arrivare ad un oggetto in cui ogni millimetro è stato pensato con attenzione e precisione.

Egidio, aka Guaracarumbo, aka Talisman Inchiku 



per gli utenti ed amici del forum, che realizza, correggendo gli errori che solo un pescatore può notare, splendidi inchiku molto simili ai migliori in commercio arricchendoli con colorazioni ed olografie e con un livello di customizzazione che difficilmente un produttore industriale può pensare di raggiungere. 





Come per le Maserati, migliaia di combinazioni peso/colore/olografia, arricchiti da inserti, occhi tridimensionali, vernici fluorescenti consentono di avere una scelta tra le esche da offrire al mare davvero enorme.

Dadoivazzi, neo costruttore che ha già delineato un nuovo stile di inchiku molto vicino alla filosofia dello spinning in cui le forme ed i colori molto spesso cercano di mantenersi quanto più possibile vicini al reale aspetto del pesce foraggio.





Ed infine non certo per qualità GioLion, appassionato pescatore, RodBuilder ed autocostruttore delle proprie esche, 



anche queste progettate per intero e testate per mare, cala su cala, ferrata dopo ferrata sino a raggiungere la particolare forma che le contraddistingue dando loro un movimento veloce e sinuoso. 

Realizzare un inchiku richiede una buona manualità, tanta pazienza ed amore per la pesca. Ci vuole tanto tempo, a volte anche una settimana di cure ininterrotte perchè gli smalti catalizzino per bene, perchè ogni colore, pezzetto di olografica o accessorio sia al giusto posto nella migliore delle condizioni. Non è soltanto un pezzo di metallo colorato e quando lo scegliamo tra i tanti, non lo facciamo a caso.. Guardiamo dentro la cassetta, scorriamo le dita tra i piombi allineati sperando di  percepirne le vibrazioni e poi cerchiamo di accoppiargli un octopus che ne migliori la resa danzando con lui sul fondo.. 



Se praticata nel giusto modo ed in spot prolifici, questa tecnica può risultare davvero devastante per cui mi permetto di sottolineare sempre che il rispetto delle regole è fondamentale perché le risorse ittiche non si impoveriscano e perché il nostro divertimento possa continuare di anno in anno. 

Non diamo la colpa ai professionisti se non troveremo più dentici tra cinque anni quando oggi ne massacriamo un montone intero al giorno. Ci è concesso un pesce superiore a 5 kg. per uomo in barca, non dimentichiamolo mai. Non si è forti e bravi se si stermina un intero banco di corazzieri ma se si riesce a resistere ed a capire che presi un paio di esemplari il resto va lasciato libero di sopravvivere e riprodursi anche perché esistono tantissime altre possibili prede, bisogna soltanto girare la prua ed andarle a cercare..

Ricordiamo sempre che chi da sportivo non rispetta queste regole morali e pesca oltre i limiti per vendere il pescato è identificato con un sostantivo ben preciso:

BRACCONIERE



2 commenti:

  1. UN'ALTRO POST SECONDO ME MOLTO INTERESSANTE!
    CHE HA UNA CHIUSURA DI 14 RIGHE CHE SONO I PRINCIPI MORALI CHE BISOGNA AVERE ANDANDO IN PESCA E IL RIBADIRE LE REGOLE CHE ESISTTONO!!
    IL MIO ABBRACCIO.
    MARCO



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  2. Grazie sempre Doc per la tua stima e per le tue testimonianze di affetto. Cerchiamo di ricordare ciò che riteniamo giusto ed in equilibrio contro delle logiche di mercato che oggi sembrano sostenere solo chi massacra interi banchi di pesce.
    Un abbraccio anche a te..
    Francesco

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