Se l'uomo non sognasse, se non
bramasse al miglioramento di giorno in giorno, se non alzasse in continuazione
il tetto dei propri desideri probabilmente oggi vivremmo in un mondo non
evoluto e molto simile a quello in cui vivevano i nostri nonni. E' il sogno il
motore di ogni nostro gesto e proprio il popolo dei pescatori, tra i tanti che
compongono l'umanità, è quello che probabilmente sogna più di tutti. Sogniamo
in ogni istante in cui la nostra mente non è di fatto impegnata. Speriamo nella
cattura della vita in ogni battuta, ad ogni lancio, ogni cala, mille volte al
giorno, sempre credendoci sino in fondo.
Siamo così noi pescatori, romanticamente
schiavi di un sogno che più o meno consapevolmente alimentiamo di giorno in
giorno perché sognare non costa nulla e nel sogno tutto ci è concesso.. Sono
ancora le tre quando la sveglia interrompe il mio sonno inquieto di pre-pesca.
Le tre e già le speranze maturate cominciano a prendere forma. Apro la finestra
per controllare l'esattezza delle previsioni meteo e l'assenza di vento, guardo
il cielo ancora buio per essere certo che tutto sia come lo abbiamo immaginato
per una interminabile settimana in cui qualche serra catturato a spinning ci ha
consolato.
Le condizioni sono buone ma per noi cacciatori del mare è cambiato
molto in questi pochi giorni dato che inconsapevolmente sabato scorso è andata
in fumo anche l'ultima possibilità di ferrare e portare a terra il nostro Tonno.
Dopo appena un mese dall'apertura, le scarne quote assegnate a noi sportivi (o
ricreativi come siamo un pò comicamente definiti adesso) sono state raggiunte e
la pesca è stata bruscamente chiusa facendo dileguare altrettanto bruscamente e
per un altro lunghissimo anno i nostri sogni di catture a tre cifre. Il Gigante
Rosso è rientrato nuovamente tra gli intoccabili del mare e noi rispettosi
delle regole lo terremo lontano dai nostri terminali per 11 mesi. Alle 4 del
mattino io ed il mio compare inseparabile di vita e di sale siamo già in auto,
ottimisti come sempre. Abbiamo pianificato ogni momento della nostra uscita. La
rotta è stata studiata in base a come i venti batteranno il tratto di mare
ampissimo che abbiamo deciso di attraversare. Questa volta raggiungeremo quello
che ci è sembrato, almeno dalle carte ed in tutta una settimana di valutazioni,
discussioni telefoniche e sogni, uno spot potenzialmente proficuo. C'è tanta
strada da fare, un paio d'ore di navigazione verso un'altra grande alba in
mare.. Alle 8,30 siamo in pesca, soli nel nulla assoluto, con un vento leggero
a rinfrescare quella che si prevede sarà una giornata calda ed afosa, un'onda
lunga e poco profonda ogni tanto battendo sullo scafo interrompe il suono
stridente delle nostre trecce che scivolano verso il fondo. Abbiamo deciso di
pescare a 160 metri di profondità, abbiamo armato i nostri inchiku più pesanti
con octopus enormi ed ami Cutlass del 3/0 e 5/0.
Esagerati come sempre ma chi
non sogna perde una parte importante della vita. Dicevano i latini
"Fortuna audaces iuvat" "la fortuna aiuta chi ha coraggio"
e forse è la cosa in cui noi più di tutto crediamo. Non ci interessa la cattura
a tutti i costi e questo distacco dalla performance ci consente di raggiungere
quella libertà necessaria alla sperimentazione. Se si rimane attaccati alla
necessità di catturare, se si resta ancorati a quello che altri hanno scoperto
e non si sogna, non si andrà mai avanti.. Ovviamente per ore il nulla assoluto,
silenzio totale sui nostri artificiali che immaginiamo soli in quel buio
sconfinato. E' un secondo che cambia la storia ed in un istante il silenzio
diventa inferno. Una fortissima botta strappa via il mio inchiku in prossimità
del fondo, una ferrata ed un'altra e.. Ci siamo.. Il peso che avverto all'altro
capo della treccia è esagerato, si muove, sale per un paio di metri e poi via
come un missile facendo piangere il mio BX400N e piegando la Crostage sino al
limite. Un minuto e non so come Davide è già risalito pronto con il raffio ed
in attesa ma lui, il pesce, non schioda correndo a tutta velocità a pochi
centimetri dal fondo. Un secondo ed anche questo sogno è infranto. La presa si
allenta. Il pesce è andato con tutto l'inchiku e mi torna indietro soltanto un finale semi distrutto.
Risalgo stanco e sconfitto per
la terza volta in due battute, l'adrenalina che sino a pochi minuti prima mi
aveva aiutato a tenere la mente lucida ed aveva sovralimentato i miei muscoli
ed il cervello adesso è diventata delusione. Si scherza, in barca, per
dissipare l'amaro, ma non c'era altro da fare, nessun rimpianto. Riflettiamo,
facciamo considerazioni ma noi possiamo solo provare a contrastarli tentando di
resistere. Siamo ospiti ciechi del loro mondo ed il vantaggio è tutto loro.
"Adesso ti faccio vedere come si prendono" mi dice tra una risata ed
uno sfottimento e pare che Nettuno, il nostro dio pagano più evocato lo ascolti
davvero. In meno di tre minuti siamo nuovamente in gioco e questa volta l'inchiku
preso di mira è quello di Davide, lui però è cattivo, più cattivo di me e non
gli dà tregua non ho neanche il tempo di tirare via dal mare il mio, lo sollevo
50 metri dal fondo e passo alla fotocamera per il filmato e poi al raffio.
Meno
di 5 minuti di combattimento, un tiro alla fune esasperato in cui ogni singolo
elemento, ogni nodo, giunzione, legatura è messo a dura prova. Protagonisti la
mitica Crostage, il BX500N compagno di mille battaglie, un inchiku dei nostri,
autocostruito e anabolizzato sino a raggiungere un peso inesistente sul mercato,
la treccia Fins da 20 lb, un terminale
dello 0,60 ed il mio compare di avventura. All'altro capo non sappiamo cosa ma lo
immaginiamo già. Cinque minuti ed uno dei sogni di sempre è a portata di
raffio.
Lei una regina degli abissi di poco più di 17 chili, ci ha scelti, ha scelto
le nostre esche, ci ha voluto affrontare. Siamo ancora increduli quando il
bambino che c'è in noi prende il sopravvento e comincia a saltare, gridare,
ballare.. Nulla vale più di questo momento, nulla per chi come noi trascorre tanto tempo
per mare con tenacia ed ostinazione. Siamo appagati, felici, scattiamo mille
foto, riflettiamo sulle motivazioni che ci hanno portato su quello spot nel
nulla assoluto e annotiamo ogni istante e condizione nel nostro blocco notes mnemonico.
Nel frattempo il mio inchiku sempre là, sospeso nel nulla ed in mezzo al nulla.
Lo lascio ricadere verso il fondo per un'ultima cala prima di spostarci due
jerkate e siamo di nuovo in gioco. Le ferrate questa volta sono seguite da un
inizio di combattimento esasperato, decido anche io di non dare tregua e
comincio a forzare piegando la canna oltre il limite, la treccia fuori dagli
anelli disegna una corda che taglia l'arco del fusto, il manico piegato ed il
mio Accurate BX400N che soffre girando a tutta velocità nonostante la frizione
sia tarata ben chiusa.
Lei, a questo punto è chiaro sia anche questa una cernia,
è rabbiosissima, si oppone con tutte le forze e dopo essersi fatta trascinare
per una ventina di metri riguadagna il fondo in pochi secondi. "Non mollare!"
grida Davide come un allenatore a bordo ring "Teni duro! Fa male ma tieni
duro!" Ed è proprio dolore e sofferenza, non mollo nonostante le ripetute
fughe recuperando metro dopo metro di quell'interminabile distanza, 160 metri
di dubbi, paure, cattiveria. 160 metri in cui è fondamentale essere certi di
ciò che si ha tra le mani, di come si siano realizzati i nodi, dei limiti
dell'attrezzatura, delle capacità del mulinello, della forza degli ami.. 160
metri in cui non si può pensare a nulla, solo a mantenere la concentrazione e
la massima lucidità, metro dopo metro, giro dopo giro, pompata dopo pompata. Un
centimetro per volta ma sempre verso l'alto.. Davide, unica persona cui non
rinuncerei mai in questi momenti, è al mio fianco e so che si tufferà in mare
se necessario. Lo vedo, è pronto con il raffio alla mia sinistra e mi rincuora,
il pesce aggalla a dieci metri da noi e lo sento esclamare qualcosa di
irripetibile..
Lei fa davvero paura, immensa, fatichiamo a sollevarla per tirarla
in barca. Siamo attoniti, il bambino adesso è silenzioso, non salta, non balla,
ci abbracciamo, la guardiamo senza parlare. Le braccia stanchissime non mi
consentono di sollevarla o per lo meno sul momento penso sia questo il motivo
per cui non riesco, scoprirò poi che pesa quasi 50 chili. Guardo la Crostage,
il BN400X caricato con il solito Fins da 20 lb, terminale Seaguar da 0,60
circa, inchiku autocostruito pesante e ben armato. Sono felice oltre misura, adesso
so che non esiste niente o quasi che questi attrezzi non possano affrontare. So
che non cambierò mai e per nulla al mondo un solo elemento del nostro sistema
di pesca, nulla. Siamo esausti, appagati, carichi di emozione e continuare non
servirebbe a nessuno. Scattiamo le nostre foto, mangiamo i nostri panini,
puliamo il gommone e diamo una sistemata. Non serve parlare, si smonta tutto,
si gira la prua per affrontare le due ore di navigazione che ci separano dalla
vita in cui saremo costretti a rimanere prima di riprovare a toccare il cielo
come oggi.
C'erano, tanto tempo fa, due ragazzi
con gli stessi sogni folli, uno di questi scattare una foto seduti sulla prua
della loro barca imbracciando una preda che fosse più grande di loro.
Ci sono
oggi due amici, due marinai, due pescatori inseparabili ed un nuovo sogno,
esagerato, da inseguire...
Grazie mare..