lunedì 20 gennaio 2014

Inchiku: Un occhio nel buio

Ingredienti:
cm 30 Trecciato Kevlar
N.1 Octopus in Silicone tra i 9 cm ed i 16 cm
N.2 Ami 3/0 legati con kevlar da 200 lb minimo
N.1 Solid Ring
N.1 Jack 80 lb.
Mt. 6 Fluorocarbon 0,60
N.1 Canna da rotante con gli attributi giusti
N.1 Mulinello rotante con gli stessi attributi della canna.
Trecciato da 20lb q.b. a riempire il mulinello
Forza fisica e resistenza q.b. (tanta)



Se 5 o 6 anni fa avessero provato a raccontarmi che con questi pochi ingredienti sarei riuscito a scrivere la mia personale ricetta dell'inchiku, pescare in verticale ad oltre 200 metri di profondità, manovrare un artificiale come se stessi facendo spinning riuscendo persino a percepirne le fluttuazioni, se mi avessero detto che la tecnologia sarebbe arrivata a consentirmi di tenere tra le mani attrezzi idonei a questo scopo, avrei di certo sorriso considerando il mio interlocutore un visionario o un venditore di fumo.. 



Se poi lo stesso mi avesse detto che con questi attrezzi avrei potuto combattere A BRACCIA (e non con l'ausilio di mulinelli elettrici, trecciati da 80 lb, finali da oltre un millimetro e tonnellate di piombo) avversari a tre cifre mi sarei sentito anche preso un pò in giro.. Per fortuna quella conversazione non è mai avvenuta ed oggi non mi trovo in condizioni di dover chiedere scusa al mio interlocutore per non avergli creduto. 



Ogni tecnica nasce in un determinato modo e con determinati obiettivi e poi sta a noi pescatori interpretarla, percorrerla sin nelle sue più remote sfaccettature, provare a spingerla sino al limite e spostare il limite stesso.. Ed è solo di chi si avvicina al confine delle cose il privilegio di scorgere per primo oltre quel confine. 
Sull'inchiku si è letto e scritto ogni cosa. Abbiamo visto splendide foto pubblicate su tutte le riviste di settore, soprattutto nel momento della massima popolarità, quando il Vertical cominciava a perderne. 




Abbiamo letto articoli più o meno intellettualmente onesti, con nozioni più o meno universalmente applicabili e chiunque ne abbia avuto possibilità si è cimentato a modo proprio nel tentativo. Noi abbiamo preferito reinterpretare la tecnica quasi da subito spingendola al limite..


Abbiamo abbandonato le pur proficue batimetriche a portata dei sani di mente per cominciare a cercare nel blu profondo, sempre più profondo. Abbiamo imparato a leggere la corrente che spazza le profondità, le diffenrenze di densità degli strati.. Abbiamo assottigliato sempre più le nostre trecce per cercare di contrastare i fiumi che scorrevano sotto il nostro scafo..
Cosa fare quindi per provare?


Innanzitutto bisogna trovare un attrezzo sufficientemente sensibile per poter percepire il movimento degli artificiali a profondità che spaventerebbero anche un bolentinista, una canna forte, con una buonissima schiena che consenta di combattere partendo da una posizione di netto svantaggio ma che non ci lasci senza avambraccio dopo la prima mezz'ora di pesca. A questo scopo è necessario accoppiare alla canna un mulinello molto capiente, se si considera che pescare a 200 metri equivale ad aver fuorni non meno di 270 metri di trecciato. 



Il mulinello deve avere delle caratteristiche meccaniche molto particolari oltre che essere leggero, più leggero possibile. Recuperare una cattura da quella profondità a volte costa dieci minuti di recupero.. Il trecciato dovrà essere di ottima qualità, il più sottile possibile, il più impermeabile possibile. A volte una imbobinatura può arrivare a costare anche più di 120 euro ma si traduce in fatica risparmiata nel contrastare le correnti ed in una risposta più pronta alla ferrata. Gli inchiku sono il vero punto dolente.. Non esiste quasi nulla oltre i Bottom Ship Shimano che superi i 200 gr. per cui bisogna girare per il web cercando di reperirne idonei allo scopo. 
Per finale un buonissimo fluorocarbon dello 0,60, più che sufficiente a combattere qualsiasi cosa sia nelle corde della canna.




Visto il tipo di fauna che è possibile incontrare a quelle profondità il suggerimento principe è di essere molto generosi con la dimensione del cordino per assist, noi utilizziamo non meno di 200 lb e spesso non è bastato a resistere ai denti dei predatori abissali.




Le soddisfazioni arrivano, si tratta di avere il coraggio e la forza fisica e psicologica per resistere, crederci, spendere del tempo nella ricerca degli spot, testare le combinazioni di colore tra inchiku ed octopus più idonee al singolo predatore e darci dentro sempre come se il pesce successivo possa essere quello dei sogni.. 


Perché chi non gioca non vince... 

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